Spot, sicurezza e messaggi

Non è passato inosservato lo spot di Costa Crociere andato in onda prima serata su Raiuno durante la settimana di Sanremo. Il video, molto bello, con protagonista un dolcissimo bambino nostalgico delle emozioni vacanziere a bordo della nave, è stato segnalato all’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) per il mancato utilizzo del sistema di ritenuta (seggiolino) ed il conseguente messaggio “sbagliato” veicolato a milioni di spettatori sintonizzati.

A sollevare la questione, le associazioni Asaps-Associazione Sostenitori e Amici Polizia Stradale e Associazione Lorenzo Guarnieri Onlus che si sono espresse contro il messaggio definito “diseducativo” dal punto di vista della sicurezza stradale.

La replica di Costa Crociere non si è fatta attendere ed ha poggiato sulla conformità dei contenuti del video alla “normativa vigente che regolamenta l’uso dei dispositivi di sicurezza per bambini in particolare su autoveicoli per il trasporto di persone in servizio pubblico di piazza o negli autoveicoli adibiti al noleggio con conducente con capacità superiore alle 8 persone”. Sulle immagini dello spot è stata difatti apposta la scritta “Contesto conforme alle normative vigenti”.

Ora, viene spontaneo chiedersi: se per un’azienda la “salute, la sicurezza e il benessere degli ospiti, grandi e piccoli, dei colleghi di bordo” rappresentano “la massima priorità e responsabilità”, possono bastare la semplice “conformità normativa” o la mancanza di esplicito divieto a rendere un comportamento “sicuro”? L’inserimento della scritta della conformità non potrebbe addirittura sviare ancora di più i telespettatori ignari delle vere regole? Possiamo, ogni volta, comportarci in maniera rischiosa, solo “perché la legge non lo vieta” o perché risulta “conforme alle normative vigenti”?

Possibile che la discriminante fra la cosa giusta e la cosa sbagliata debba essere sempre imposta dalla legge? Una cosa diventa pericolosa quando la legge la vieta o la legge vieta le cose che sono pericolose? Una inversione di pensiero che sembra più pericolosa delle azioni pericolose in sé. Riferirsi, in generale, quando si parla di sicurezza, sempre e solo alla conformità alle norme e non alla sensibilità e alla necessità di tutelare la salute e sicurezza di tutti, riteniamo sia assolutamente sbagliato. Ci vorrebbe invece un cambio di mentalità: dovremmo mettere le cinture perché vogliamo vivere sicuri e non per seguire la conformità normativa. Bisogna innanzitutto dare l’esempio.

Pensiamoci: andare in giro in moto senza casco negli anni 80 non era pericoloso? La legge lo consentiva…

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